La nostra
voce
Gli argini si sono rotti
Ancora
una volta i lavoratori dell’ATM hanno rotto gli argini e, superando le
indicazioni dei vertici dei sindacati confederali e sfidando il ricatto della
precettazione, hanno scioperato per due intere giornate.
La
determinazione mostrata ha convinto gli indecisi, gli scettici si sono
ricreduti; i lavoratori che hanno intrapreso la mobilitazione hanno acquisito
maggiore coscienza della forza dei lavoratori quando sono uniti.
La
naturale paura che diversi tranvieri hanno espresso in questi giorni è stata
superata dall’unità di tutti i lavoratori, giovani e anziani. Particolarmente
questi ultimi sono stati impegnati in prima linea.
La
forma mostrata a Milano è stata decisiva per spingere i colleghi di Brescia,
Bergamo e Monza ad unirsi alla mobilitazione; anche a Genova i mezzi si sono
bloccati per mezza giornata e questa mattina anche Bologna ha visto uno
sciopero ad inizio turno, rientrato (almeno per ora) dopo l’arrivo delle
lettere di precettazione. Nei prossimi giorni altre città potrebbero essere
bloccate.
Oggi
che il blocco è stato sospeso, Comune, governo, burocrati sindacali, stampa e
televisione si affrettano a tentare di seppellire la nostra lotta. Con un
accordo che non risolve in nessun modo il problema, con la eventualità che
arrivino in futuro multe comprese tra 256 e 512 euro per ogni lavoratore, con
il solito cumulo di menzogne e falsità propinate dai mezzi di disinformazione
di massa.
Oggi
che il blocco è stato sospeso, è necessario che tutti insieme cerchiamo di
trarre un primo bilancio di questa nuova fase della lotta, e anche dell’accordo
siglato a Milano. Secondo quanto anticipato, l’accordo non risolve realmente
alcun problema. Vengono dati 250 euro come anticipo sul premio di produttività
che comunque sarebbe dovuto essere versato a giugno; in altre parole, si offrono soldi che già erano dovuti; inoltre, si
offre una tantum di 300 euro che il prossimo anno entrerà in busta paga (cioè
25 euro per 12 mesi) in cambio di un “recupero di produttività” i cui contenuti
non sono ancora definiti con chiarezza ma che si profilano come un ulteriore
peggioramento delle condizioni di lavoro.
Non è certo per questo che abbiamo lottato fino ad
oggi.
Oggi
sperano di mettere la parola fine alla nostra lotta con la lista nera di
duemila nomi forniti dall’ATM alla Procura, o con quelle che potrebbero essere
recapitate ai lavoratori di Genova, di Brescia e di altre città; Ma sappiamo
bene che la rabbia e la volontà di lottare sono ancora tante e che in molte città
i lavoratori del trasporto stanno seguendo con attenzione quanto accade a
Milano. La lotta può ripartire, ma per ripartire con successo è necessario
innanzi tutto uno sforzo per estendere la mobilitazione ed organizzarla su
scala nazionale.
Dobbiamo individuare chiaramente obiettivi, strategia, tattica ed
affinare la modalità di organizzazione. È necessario stabilire chiaramente un coordinamento della lotta, che preveda
l’elezione di delegati revocabili in qualsiasi momento che siano
rappresentativi della volontà dei lavoratori, a livello di deposito ed a
livello provinciale, estendendo questa organizzazione e la stessa mobilitazione
alle altre città e facendo appello a tutte le altre categorie.
Dobbiamo cotruire un legame più saldo fra i depositi durante la lotta, i
lavoratori che hanno presidiato con continuità e determinazione i cancelli
devono avere chiari punti di riferimento che tengano i collegamenti,
garantiscano che non si rompa mai il legame fra di noi.
Dobbiamo pretendere che venga riconosciuto solo a questo coordinamento
il diritto a sedersi a un eventuale tavolo di trattativa e non alle burocrazie
di Cgil-Cisl e Uil che chiaramente non rappresentano in questo momento la
volontà dei lavoratori.
La trattativa va riaperta a
livello nazionale, ma per poterlo fare è fondamentale discutere in
modo franco attraverso assemblee in tutti i luoghi di lavoro, le proposte, gli
obiettivi e la strategia che vogliamo dare alla lotta per spiegare le diverse
proposte in campo e fornire argomenti validi per convincere, attraverso la
discussione, tutti i lavoratori della necessità di continuare questa
mobilitazione.
Infine, è urgente convocare iniziative pubbliche per invitare i
lavoratori delle altre aziende a solidarizzare, appoggiare ed estendere la
mobilitazione per rompere quel muro di disinformazione che vogliono creare
intorno alla nostra vertenza.
Dobbiamo organizzare cortei,
presidi di protesta davanti al Comune, alla Prefettura, alle Camere del Lavoro
(perché non occupare le sedi dei sindacati confederali chiedendo che ritirino
immediatamente la firma dall’accordo?), volantinaggi e attacchinaggi con i
quali spiegare le nostre ragioni ai cittadini rafforzando la solidarietà che
comunque è già molto forte attorno a noi.
Si può rendere ancora più concreta questa solidarietà organizzando casse di resistenza raccogliendo fondi
tra chi ci sostiene (e sono molti nella cittadinanza nonostante gli inevitabili
disagi che questa lotta determina), permettendo ai lavoratori Atm di sostenere
uno sciopero che potrebbe essere prolungato.
Per
tutte queste ragioni abbiamo bisogno di una struttura cittadina che coordini centralmente la mobilitazione
e a cui si richiamino tutti i lavoratori, delegati e organizzazioni sindacali
che sono impegnate in queste lotta aldilà delle sigle. Solo organizzando al
meglio le nostre forze e non muovendosi in ordine sparso è possibile vincere.
Se c’è la consapevolezza che al “posto di guida” ci sono compagni di cui ci si
fida tutti i lavoratori sentiranno le proprie spalle più coperte di fronte alla
precettazione e non cederanno alle pressioni e a una aggressione continua che
si sta scatenando su tutti i mass-media.
La
lezione di queste settimane è molto chiara; le spallate del 1 dicembre, del 20
dicembre, del 9 e poi di questi giorni sono state determinanti ed ogni volta la
controparte ha dovuto fare una parziale marcia indietro; Milano è arrivata fino
a qui, se avremo la capacità di estendere la lotta, allora si potrà dare una
nuova spallata e approdare a un esito soddisfacente e dignitoso di questa
vertenza.
Questa
mobilitazione sarà ricordata per molto tempo negli anni a venire. Lavoriamo
perché la determinazione mostrata dagli autoferrotranvieri possa presto
estendersi ai lavoratori di tutte le altre categorie che, come noi, hanno subito
negli anni addietro arretramenti consistenti delle condizioni di lavoro e che
la mobilitazione di tutti i lavoratori.
Uniti
si vince!
Milano
14-1-2004
La
Nostra Voce – lavoratori e delegati per un sindacato
democratico e combattivo